Sei personaggi in cerca di... un drago!!!

Uberto Visconti  Signore di Angera (nato ? - morto 1248)

Sono due le leggende legate a questo personaggio:

La leggenda milanese,

la più antica, iniziata con la morte di Sant’Ambrogio nel 397.
Milano era assediata e in preda al panico per la presenza del feroce drago Tarantasio, simile ad un serpente con le orecchie, come la figura mitologica del basilisco (creatura nota anche come il ‘re dei serpenti’), che faceva strage tra la popolazione e che occupava, nei pressi delle mura cittadine, una grotta nell’area dell’antica Porta Argentea, poi Porta Orientale e oggi Porta Venezia nei giardini pubblici, proprio dove c’era la chiesa di San Dionigi.
Dopo numerosi tentativi di ucciderlo da parte di vari cavalieri finiti male,  un giorno Uberto Visconti  a cavallo si avviò alla caverna dove il drago stava per divorare un bambino ancora in fasce; mise mano alla spada e, come San Giorgio, dopo una lotta durata due giorni,  Uberto ebbe la meglio e Milano venne liberata.

Da: Historia dell’antichità di Milano, Paolo Mirigia, Venezia 1592

“In questi tempi poco dopo la morte di Teodosio, & del nostro Padre Santo Ambrogio, nella parte della Città, dove è la Chiesa hora di San Dionigi, nacque un pestifero morbo, onde ne morirono quivi assai centenaia di persone;
 ne sapendosi d’onde fosse cagionato questo accidente, in quella parte sola della Città, essendo in tutte l’altre parte sanissima; fu scoperto un gran Dragone, che usciva à certe hore dalle cave, & col pestifero, & mortifero fiato suo ammorbava l’aria;
 alqual non trovandosi remedio speditivo, come in tal instante caso faceva bisogno, Uberto uno de’ primi nobili della Città di casa d’Angiera, allhora Luogotenente del detto Conte d’Italia, mosso dal suo naturale valore, & dalla Pietà della patria, si espose al pericolo della vita per liberare la patria.
 Andò adunque il coragioso Uberto contro il mortifero Drago armato non tanto di ferro, quanto di fortezza d’animo, di destrezza, & d’ingegno, et al fine felicemente l’ucise, et liberò la sua patria con gloria eterna di lui. Da questo Uberto ha havuto origine casa Visconte ...”

Da:  Il ritratto di Milano, Carlo Torre,  Milano 1714
“Questi [la chiesa di S. Dionigi] è poi quel sito, in cui fu occiso da Uberto Visconte il Drago, che co’ suoi fiati apportava a’ Cittadini malefici danni, mentre distoltosi da profonda tana givasene per questi vicini contorni, à procacciarsi il vitto, havendo voi à sapere, che in quelle antiche età rendevasi tal sito disabitato, e selvaggio, innalzandosi assai discoste le Cittadine Mura, quindi havevano famigliari i Covaccioli le Fiere.
Generoso era cotesto Uberto Cavaliere di nascita, Signore d’Angera popolata abitazione, anzicome vogliono alcuni istorici Città ne’ Confini del Verbano Lago, prendendo il nome da Anglo del Ceppo d’Enea Troiano, che negl’anni quattro cento seguita la Nascita del Messia assisteva a’ pubblici maneggi in Milano con il Titolo di Viceconte ... quindi postosi Uberto in pretensione, di farsi mirare vittorioso, entrò in arringo, e vinse il mostro, dal cui felice successo ne trasse di valoroso memoria eterna ne’ posteri.”

La leggenda bergamasca,

racconta invece che il Tarantasio sarebbe stato ucciso nel XII secolo, sempre dal capostipite dei Visconti, nella campagna di Calvenzano, mentre cercava di ingoiare un bambino. Proprio vicino a Calvenzano, gli abitanti costruirono una muraglia per difendersi dal mostro e, un po’ più in là, verso est, a pochi chilometri sulla strada per Treviglio, c’è ancora una piccola frazione con pochi abitanti, tanto da chiamarsi solo località, vicino alla sponda dell'Adda, con la sua cascina che prende il nome di Tarànta, edificata probabilmente in memoria del basilisco, nel comune di Cassano d’Adda.

Per ricordare questa impresa, nell’insegna dei Visconti, secondo questa leggenda,  venne introdotta l’immagine del drago con un bambino in bocca, immagine che venne tramutata in quello che più si avvicinava ad un basilisco: la vipera o " bissa" ; originando il "biscione visconteo" citato anche da Dante nel canto VIII del Purgatorio: "la vipera che il milanese accampa"
I Visconti governarono Milano dal 1277 al 1447, alimentando così leggende sulla loro nobile origine.

 

 

San Colombano (Navan, 542 circa – Bobbio, 23 novembre 615)

Nato in Irlanda, San Colombano venne spesso chiamato, in virtù delle sue profonde conoscenze esoteriche, a propiziare riti nella sua terra natia. La sua fama fu tale da raggiungere anche la Scozia. Infatti nel 565 gli abitanti di Inverness chiesero il suo aiuto per esorcizzare il lago limitrofo dalla presenza di un mostro: Lochness.

Acclamato in Scozia e consapevole dei propri poteri, San Colombano raggiunse il nord della Francia per fondare una nuova comunità di monaci. Qui conobbe i re di discendenza merovingia e in particolare Gontrano che gli concessero dei terreni e dei finanziamenti per realizzare tre monasteri. A seguito di contrasti con l’episcopato di zona, San Colombano fu costretto a fuggire e nel girovagare la Francia fondò monasteri e abbazie ovunque riuscisse. Ma per la sua opera di proselitismo, oltre a far infuriare l’episcopato questa volta, infastidì pure la famiglia reale burgunda che iniziò a perseguitarlo.

Fu così che San Colombano scoprì l’Italia. Desideroso di recarsi a Roma passò per la Lombardia raggiundendo così Milano nel 610. Qui il re longobardo Agilulfo gli concesse di costruire un monastero, chiedendo però in cambio, il suo aiuto per risolvere il problema che affligeva gli abitanti del Gerundo con il mefitico drago Tarantasio. La tradizione vuole che il monaco benchè settantenne si recò nel luogo di quella che è oggi la cittadina di San Colombano al Lambro e dall’alto di una rupe chiamò a sé il drago emettendo un suono particolare. Il Tarantasio, infastidito, cercò di avventarsi sul Santo che scostandosi rapidamente, evitò di essere divorato, gettandosi a terra. A quel punto, col drago fuori dall’acqua e riverso sulle rocce, il monaco lo colpì nell’occhio riuscendo ad accecarlo con la sua verga e dopo questo colpo fatale, la bestia scivolò morta nelle acque del lago. La carcassa fu ritrovata il giorno dopo sulle rive del Gerundo dove fu fatta a pezzi e le sue ossa furono distribuite, per essere contemplate, nelle numerose chiese dell’area del lago.

Dalla terra lodigiana San Colombano, una volta ucciso il drago, raggiunse Bobbio in provincia di Piacenza, fondando la sua ultima abbazia dove ancora oggi si trovano le sue spoglie e dove è possibile ammirare il "draco" ucciso nel mosaico datato all'anno mille .

 

 

Federico I Barbarossa Imperatore del Sacro Romano Impero (Waiblingen, 1122 – Saleph, 10 giugno 1190)

Dopo il 1150 la sua fama fu molto esaltata nei territori lombardi e, proprio per questo, non si sarebbe potuto che addebitare a lui anche l'uccisione del mostro lacustre, prima del 1158 quando fu proprio il Barbarossa a rifondare Lodi sulle sponde del lago Gerundo in parte ancora esistente.

Nello stemma della sua casata, gli Hohenstaufen, secondo la leggenda, il leone presente richiamerebbe il Tarantasio.