Sulle tracce del Tarantasio tra mito, leggende e storia

I resti dello scheletro più famoso furono conservati nella chiesa di Sant’Andrea a Lodi fino al 1700.  Esistono numerose testimonianze della presenza dello scheletro all'epoca. Mentre una costola si vedeva nella chiesa di San Cristoforo, sempre a Lodi,  appesa alla volta fino all'inizio delle campagne napoleoniche in Italia nell'Ottocento.  Un medico di Lodi, Gemello Villa, riuscì ad esaminare la cosiddetta costola. Nel suo referto affermò che: "la costola ha la lucidità delle ossa fresche", lasciando così intuire che si potesse non trattare di un reperto fossile. Questa è l'ultima testimonianza dei resti del Tarantasio di Lodi perduti ormai per sempre assieme alle due lapidi marmoree che ricordavano gli eventi. Anche perchè al tempo della campagna napoleonica il convento di San Cristoforo venne invece destinato a scopi militari e utilizzato come infermeria di fortuna (il campo di battaglia al Ponte di Lodi era vicinissimo al convento). Alla fine dell'Ottocento i locali del San Cristoforo vennero poi utilizzati come caserma militare e, dopo la seconda guerra mondiale, adattati ad abitazioni civili.          

               Ex Chiesa di San Cristoforo - Lodi

 

 

 

La "costola" del drago lunga 170 cm. conservata nella sagrestia della Chiesa di San Bassiano a Pizzighettone in provincia di Cremona

 

 

Altra "costola" lunga 260 cm. nella Chiesa romanica di S.Giorgio in Lemine nel comune di Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo

 

 

Sempre una "costola" lunga 180 cm. del Tarantasio nel Santuario de "La Natività della Beata Vergine" a Sombreno nel comune di Paladina  in provincia di Bergamo. La costola attirò l’attenzione del naturalista Enrico Caffi che la identificò come appartenente ad un mammuth.

 

 

La "vertebra" del drago sull'isola di San Giulio nel lago d'Orta nel comune di Orta San Giulio, in provincia di Novara

 

 

Il cucciolo di "drago" imbalsamato nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie a Curtatone in provincia di Mantova

 

 

Altro cucciolo di "drago", un coccodrillo impagliato lungo tre metri, nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Ponte Nossa in provincia di Bergamo di cui si parla già in un documento conservato presso la Curia di Bergamo, risalente al 1594

 

 

I resti del "drago" in una teca nel Santuario di Santa Maria del Monte in provincia di Varese